Fotoricordo

La mattina dopo, la foto era ancora sul tavolo. Non l’aveva nemmeno toccata.

Con un faro sullo sfondo, due bambini, un maschio e una femmina, giocano nella sabbia, sul bagnasciuga. Hanno quattro anni. I costumi di entrambi sono così sgargianti ed eccentrici che sarebbero esagerati anche per un set pubblicitario. Lui ha un secchiello infilato sulla testa e tutta la sabbia che c’è dentro gli si è rovesciata addosso, costringendolo a tenere gli occhi chiusi; lei ha i pugni stretti e sembra strillare, un urlo acuto che le fa drizzare i codini.

Sara girò la polaroid. Non lo avrebbe fatto. Mai.

“Dai, esci!”

Federico bussò piano alla porta della cabina, era così vecchia che se avesse usato un po’ di forza l’avrebbe sfondata. Erano più di venti minuti che sua sorella era nascosta lì dentro.

“Esci, per favore!” la pregò Mauro.

“Prova a dirle che la tradisci, magari per picchiarti esce” gli sussurrò Federico.

“Guarda che ti sento”.

Due sbuffi si diffusero intorno alla cabina; un terzo, più profondo e arreso, venne da dentro, passando per quella porticina che si chiudeva male. Mauro si guardò intorno, cercando qualcosa che potesse convincerla.

“Non ti vede nessuno, forza!” riprovò.

“Ho detto no”

“Non vuoi vedere come sono bello io?” cinguettò Federico mentre sventolava il secchiello di plastica che teneva in mano. Mauro tentò di nascondere una risata in un colpo di tosse.

La porta stridette e si fermò quando quel catenaccio lasco si aprì al massimo, l’occhio di Sara si infilò nella fessura e suo fratello si mise il secchiello in testa salutandola col sorriso di un pupazzo meccanico del luna park. La risata di Mauro esplose, inarrestabile.

Sara uscì dalla cabina avvolta in un telo beige: suo fratello aveva un costumino blu con dei pesci colorati e una canotta a righe bianche e rosse con un’ancora blu al centro.

“Quando avevi quattro anni credevo fossi scemo, pensa ora che ne hai trentaquattro”

“Non ti sei fatta i codini”

“Non ho portato gli elastici”

“E io che ci sto a fare? Mauro, agisci!”

Mauro la prese per le spalle e con le braccia che ancora saltellavano per la risata la strinse, tenendola ferma; lei minacciava che gliel’avrebbe fatta pagare, avrebbe inviato a tutti la foto del Carnevale in cui aveva perso una scommessa e si era vestito da fatina, provava a mordergli le braccia per fargli allentare la presa, ma non funzionava: Mauro rideva sempre più forte, cigolando qualche ahia senza soffrire. Federico si avvicinò col suo ghigno vendicativo e armeggiò con i capelli della sorella che non smetteva di dimenarsi, fino a che non ottenne ciò che voleva: due codini storti e asimmetrici con degli elastici rosa e pelosi, attaccata a uno c’era una principessa di plastica, l’altra doveva essersi persa tra i capelli.

Fortunatamente per lui, Sara non poteva vedersi.

“Sei uguale uguale a quando eri piccina!” la canzonò dandole un buffetto sulla guancia.

Mauro strinse le labbra per non far scappare la risata; Federico la guardava pieno di soddisfazione.

“E adesso fai vedere al tuo fratellino quanto sei carina”.

Le tirò via il telo prima che lei potesse opporsi.

Sara stava dritta e rigida come se si stesse preparando per tirargli un pugno, ma aveva dei codini pelosi e un due pezzi giallo con fragoline sorridenti pieno di svolazzi, di quelli che aveva smesso di indossare non appena era stata abbastanza grande per scegliere, e non faceva paura a nessuno. Federico la abbracciò dandole una testata col secchiello di plastica.

“Avrei dovuto strozzarti col cordone ombelicale quando ne avevo la possibilità” gli disse.

Federico la prese per mano e corse verso la riva, nel punto esatto della foto che voleva riprodurre, in modo che si vedesse il faro alle loro spalle.

“Non vorrei essere ripetitiva, ma di solito per i cinquant’anni di matrimonio dei genitori si regala una crociera”

“In quel caso avresti dovuto pagare anche la mia parte. Non sono stato bravo?”

Mauro stava di fronte a loro, la vecchia polaroid da imitare in tasca e la fotocamera del cellulare puntata.

“Allora,” cominciò “sedetevi sul bagnasciuga. Amore, non fare quella faccia, è solo sabbia. Ecco, perfetto. Ora, mettetene un po’ nel secchiello, poi, Sara, glielo rovesci sulla testa. Fede, invece tu ne prendi una manciata e gliela schiaffi in bocca”

I click scattavano uno dopo l’altro.

“Provate a sporcarvi un po’, siete troppo puliti, guardate come eravate conciati qui”.

Girò la polaroid verso di loro, ma non lo stavano più ascoltando: Federico si rotolava sul bagnasciuga, attento solo a non farsi cadere il secchiello dalla testa; l’insofferenza di Sara invece era sempre più evidente, e Mauro non poté fare a meno di pensare che anche conciata in quel modo sua moglie sembrasse una donna in tailleur e tacchi alti.

“Forza, mettetevi in posa”

Federico chiuse la sabbia nel pugno e la spiaccicò sulla faccia di Sara, ci roteò sopra la mano un paio di volte, poi gliela passò anche sulle spalle, sulla testa, tra i capelli.

A Mauro per poco non cadde il cellulare dalle mani: dalla bocca di Sara uscì un ringhio rasposo, poi saltò addosso al fratello e lo riempì di sabbia: la raccoglieva col secchiello, gliela tirava addosso, lo faceva rotolare verso l’acqua, poi ancora sabbia; Federico la ribaltò, le slegò i codini, si sdraiò su di lei, pancia contro pancia, e urlò di vittoria mentre le sfregava sulla pelle. Poi le fece una pernacchia lunghissima, sbuffandosi la sabbia negli occhi; lei si vendicò col solletico. Entrambi starnazzavano, ordinando all’altro di smetterla.

Mauro faceva foto ad ogni secondo.

Quando si fermarono, Sara e Federico erano irriconoscibili, sporchi, incrostati di sabbia, con graffi e segni rossi che risaltavano dallo strato scuro che li copriva. Mauro si avvicinò: stesi con la testa a bordo dell’acqua fratello e sorella si guardavano e ridevano; poi le loro fronti si appoggiarono l’una all’altra, gli occhi strizzati e felici, stavano per abbracciarsi. Scattò.

E cancellò tutte le altre foto.

Illustrazione di Elena Grillone

Sissi Decorato

Sissi nasce, cresce e si laurea a Milano. Poi cambia idea e si trasferisce a Torino. Ama fare piani per il suo futuro e farli saltare; parlare di Dickens e leggere Sophie Kinsella di nascosto; i vestiti eleganti, ma solo se abbinati a scarpe eccentriche.

3 thoughts on “Fotoricordo

  1. Tenerissimo…l amore tra i due fratelli…il senso di famiglia…mi ci ritrovo un sacco…grazie sissi per il sorriso che mi hai regalato con questo divertente racconto 😉

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