Il viaggio dell’eremita

È con le ultime forze rimaste che l’eremita arriva alla torre del matto. Ha camminato otto giorni e otto notti, per le valli e per i monti, con il sole, con la nebbia, con la tormenta. Ormai ha raggiunto la torre del matto, “un ultimo sforzo,” dice quello gridando dal tetto. Freddo, fame, fatica; non ha più vigore l’eremita. L’eremita è dentro la torre dritta. Perfetta malgrado la tormenta, malgrado il terremoto che ha squassato le valli e i monti per otto giorni e otto notti. Il sole è alto sopra la torre, batte dritto sul tetto dove sta il matto. L’eremita sale le scale “Forza, forza!” gli dice il matto che lo aspetta da otto giorni e otto notti. “Ti ho tanto atteso,” dice il matto esaltato all’eremita stanco. “Vieni, vieni. Ti offro del vino caldo, del pane secco, un letto duro dove riposare.” L’eremita fatica, arranca su per i gradini. “Vieni, vieni, un’ultima rampa.” Gli manca la forza. Il matto salta, il sole è alto sul tetto, l’eremita è in basso, fiacco. “Del vino fresco, del pane caldo, un letto secco ti aspettano,” urla il matto a gran voce. La voce scende fino all’eremita esausto, appoggiato al muro freddo aspetta che gli tornino le forze. Il matto lo tormenta. L’eremita ha fame, gli si annebbia lo sguardo. “È una giornata perfetta,” grida il matto in alto verso l’eremita che è sotto. Sopra, sul tetto, c’é il sole, in basso la nebbia, fa freddo. “Ho fame” dice l’eremita senza vigore, il matto grida “vieni, vieni, sono otto giorni e otto notti che ti aspetto.” “Voglio del vino secco,” dice l’eremita dritto sui piedi stanchi. “Sali, c’é il sole! Un letto fresco, del pane duro e l’ultimo vino sono qui ad aspettarti”. L’eremita sale sugli scalini freddi, sotto la suola ha una vescica sola, lo tormenta da otto giorni e otto notti. La fame lo squassa. Il matto in cima alla torre batte le mani “perfetto, perfetto”. L’eremita arranca, ma è verticale, sale, stanco, sale sul pane, secco, duro il letto, la pietra dei gradini freddi, il vino caldo, scalda come il sole, alto sulla testa del matto, in capo alla torre: sul tetto il matto e ancora il sole. “Sono solo? Sono solo matto?” chiede l’eremita stanco. L’eremita arranca, sale le scale, la nebbia scende, lo tormenta, il dubbio ancor di più. Il matto tace. L’eremita è solo. L’eremita è matto. La torre è dritta. Il sole è perfetto.

Un racconto di Franco Licata

Illustrazione di Melissa Brusati

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