Non salvatemi

16/6/2018

AIUTO

Mi chiamo Matthew Gordon, sono nato a Philadelphia il 9 luglio del 1984. Sono naufragato su quest’isola deserta due giorni fa. Durante la navigazione ho visto delle strane luci e, andandovi incontro, mi sono schiantato contro degli scogli sommersi. Non ho fatto in tempo a mandare l’SOS. Mi dirigevo verso Dar es Salaam: rotta sud/sud-ovest.

Chiunque legga questo messaggio chiami i soccorsi. Mi restano pochi giorni, ci sono un po’ di alberi di cocco e poco altro. Davanti a me, a diverse miglia di distanza, ci sono altre isole.

AIUTATEMI.

23/6/2018

Ciao Mat, per prima cosa devo chiederti scusa: ho acceso io il fuoco. Mi chiamo Karen Walker e sono del Kansas. Anche io ho naufragato in queste acque pochi giorni fa. Mi sento terribilmente in colpa. Almeno non siamo soli. Per qualche strana corrente ogni messaggio che inviavo tornava sempre indietro. Deve esserci una specie di vortice che unisce tutte le isole.

Aiuto, mi chiamo Karen Walker, sono del Kansas. Sono naufragata il 12 giugno. Mi dirigevo verso Dar es Salaam. La mia rotta era sud/sud-ovest. Siamo due naufraghi in questa zona.

Matthew Gordon è l’altro: nato a Philadelphia il 9 settembre del 1984.

PS: da me ci sono anche delle bacche, te le metto dentro la bottiglia. Tu hai altro oltre al cocco?

Risp 🙂

30/6/2018

AIUTO

Mi chiamo Matthew Gordon, sono nato a Philadelphia nel 1984. Sono il capitano della Belinda. Mi trovo su un’isola deserta. Mi dirigevo verso Dar es Salaam: rotta sud/sud-ovest. C’è un altro naufrago nella mia zona. Karen Walker, di lei so solo che è del Kansas e che è una persona gentile.

Grazie per le bacche. L’acqua le ha rese particolarmente salate (oppure erano già così?), ma è stato bello mangiare qualcosa di diverso. Ho trovato delle uova di gabbiano purtroppo non entrano nella bottiglia. Quando catturerò quel dannato uccello che continua a cacare sul mio letto ti invierò un pezzo di carne.

Col sole che tramonta alla tua sinistra, cosa vedi davanti a te? In tutto io conto 4 isole, compresa la mia.

Ciao quasi vicina.

Risp.

9/7/2018

AIUTO

Mi chiamo Karen Walker, sono del Kansas. Sono naufragata su un’isola deserta. Navigavo per sud/sud-ovest, verso Dar es Salaam. C’è un altro naufrago. Un giovane di nome Matthew Gordon, nato a Philadelphia nel 1984, che teneva la mia stessa rotta.

TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI QUASI VICINO, TANTI AUGURI A TE. Ho aspettato due giorni in più per buttare la bottiglia in mare sperando che ti arrivi per il tuo compleanno.

Davanti a me vedo tre isole: quella a est ha un faraglione proprio davanti, quella a nord ha una spiaggia molto lunga e quella a nord-est ha le vette più alte dell’arcipelago.

Ti ho visto! Intendo il fuoco che hai acceso. C’era un piccolo barlume nel mare, ho pensato fosse un miraggio (era così? Dimmi di no, dimmi che ti ho visto anche se sei ancora all’età della pietra, senza fuoco, nudo come una scimmia e pieno di ustioni). Poi quel gabbiano? Guarda che voglio assaggiarne un pezzo. E comunque sei proprio un galantuomo: nessuno mi aveva mai regalato una conchiglia avvolta in una bandana rossa ripiena col paguro più buono della mia vita (mai mangiato paguri in vita mia, perché si mangiano nel mondo vero?). Vorrei fossi qui. Ciao quasi vicino. Risp :*

18/7/2018

AIUTATECI Siamo Mattew Gordon (Philadelphia,9/7/84) e Karen Walker (Kansas) entrambi abbiamo naufragato, siamo vicini di isola, nei primi di giugno. Tenevamo la rotta sud/sud-ovest verso Dar es Salaam.

Ma grazie mille mia quasi vicina. E grazie anche per il regalo di compleanno: ora ho finalmente due calzini destri (certo uno è con le margherite, ma sono certo che gli altri abitanti dell’isola non ci faranno troppo caso) – spero tu ne abbia un altro, o mi arrabbio. Anche io ti ho visto questa notte. Può essere che sei bionda? E che ballavi? Alla fine, quel dannato gabbiano l’ho ucciso, ti metto le cosce nella bottiglia. Consiglio dello chef: arroventa una pietra, bagnala con l’acqua di mare, arrotola la coscia in una foglia di cocco e lasciala cuocere. Cocco e gabbiano. Dovremmo aprire un ristorante, verrebbero tutti, non credi? Questa è l’ultima lettera che ti scrivo, i fogli che ho salvato dalla barca sono finiti. Verrò da te, ho capito dove sei. Ho costruito una specie di zattera, un rettangolo di legno in realtà. Farò rotta verso l’isola più a est e da lì verrò da te. Sono felice di averti conosciuto Karen. Non staccare gli occhi dal mare. Sarò quell’ominide ustionato con al piede un calzino rosa e con il kilt fatto di foglie di cocco. Non invidiarmi, ne avrai uno anche te a breve.

-/7?/2018

NON SALVATEMI.

È la terza volta che questa bottiglia torna indietro col mio messaggio. È una condanna, una presa in giro. Ti ho visto Mat barcollante su quel rettangolo di bambù, col kilt di foglie. Ti ho visto cadere, poi più niente. L’isola dove ti ha spinto la corrente è fatta di soli strapiombi dalla mia parte, forse è per questo che non ti vedo. Ci sono due possibilità per il tuo silenzio: 1) sei morto; 2) la corrente non raggiunge la spiaggia dell’isola. Ti ho visto cadere in acqua, ma non ho visto il tuo corpo. Niente di te ha raggiunto la mia spiaggia e questo è strano. Ma anche il fatto che tu non ti sia messo in contatto con me è strano. Possono esserci milioni di variabili sul perché tu non mi abbia ancora scritto una lettera (ti ho lasciato fogli e penna nella bottiglia). Tutto si riduce al crederti vivo o al crederti morto. Al credermi viva o al pensarmi già morta.

Non ho scampo, per questo ho deciso di tuffarmi in acqua, con questa bottiglia e ti raggiungerò: sulla spiaggia se sei vivo, in fondo al mare se non lo sei. Verrò da te, ovunque tu sarai.

2018

Alla fine la tua isola l’ho raggiunta. Quando sono naufragato mi sono rotto la gamba, per questo non sono venuto prima. Ho letto la tua ultima lettera. Ho visto la conchiglia che ti ho regalato vicino al fuoco. Hai provato a fare un kilt senza riuscirci. C’erano capelli neri impigliati tra le foglie, non sei bionda. Alla fine, sei sempre stata un miraggio. Oggi la corrente mi ha portato la bandana che ti avevo regalato.

Non aiutatemi non serve.

Un racconto di Giulio Fenelli

Illustrazione di Verin

Giulio Fenelli

Romano DOC. Da piccolo ha frequentato corsi di equitazione circense, golf, tennis, sci alpino e appenninico, e nel tempo libero scriveva poesie. Poi ha conosciuto il whiskey e le sigarette, e alle poesie non ci ha più pensato. Sogna in piccolo: gli basterebbe scrivere il nuovo Notturno Cileno e timonare il suo Pequod.

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