I fabbricanti

Soggetto 1439

Primo stadio: Studio comportamentale.

La donna siede ingobbita, le mani strette attorno al bicchier d’acqua, lo sguardo contrariato.

L’uomo in camice bianco entra nella sala d’aspetto in compagnia della sua collaboratrice.

«È pronta?», le chiede.

Gli occhi della donna si posano sull’assistente e le sue pupille si dilatano. La osserva: i lunghi capelli setosi, di un biondo cenere, la forma allungata degli occhi castani, le labbra piene e gli zigomi pronunciati. Il fisico snello, la rotondità dei seni e le gambe slanciate.

La donna beve.

«L’acqua è troppo fredda, e qui dentro c’è un caldo insopportabile», borbotta. La sua voce acuta rimbomba nella stanza spoglia, dalle pareti d’un bianco accecante.

L’uomo scambia una rapida occhiata con la sua collega. I soggetti manifestano tutti la medesima insoddisfazione.

«È ancora decisa per il modello due?», domanda l’assistente controllando l’orologio.

«Posso… Vorrei riguardare i campioni», risponde la donna passandosi l’indice nello scollo del maglione, nel punto in cui le uncina la gola.

L’altra le porge il plico di fotografie che tiene fra le mani.

Il soggetto esamina rapida le immagini, poi i suoi occhi indugiano sul modello quattro: lunghi capelli setosi, di un biondo cenere, occhi castani dalla forma allungata, labbra piene e zigomi pronunciati.

«Modello quattro».

«Ottima scelta», sancisce l’assistente.

«Iniziamo», dichiara l’uomo lisciandosi il camice.

Secondo stadio: Purificazione.

La donna li segue al principio di un lungo corridoio. Su ogni lato si aprono quattro porte e l’uomo la lascia davanti alla prima sulla destra.

«Ci vediamo alla fine», la informa e si allontana.

L’assistente spalanca la porta e la donna l’attraversa. Lì l’aspettano altre due assistenti: modello tre e due, che l’aiutano a spogliarsi.

La donna si lamenta del freddo delle mattonelle sotto la pianta dei piedi.

«Non si preoccupi, presto starà bene», afferma l’assistente modello due, senza alcuna inflessione nella voce.

La lasciano sola nella stanza e lei solleva lo sguardo al soffitto, dove sono collocati i bocchettoni della doccia. Acqua e vapore piovono dall’alto, insieme a una schiuma granulosa che le sfrega l’epidermide. La cute si surriscalda fino a ustionarsi, ma, come le è stato detto, non prova alcun dolore.

La pelle morta cade sul pavimento e scivola giù nello scolo.

Terzo stadio: Olfatto.

Nella stanza dietro la prima porta sulla sinistra, la donna trova altre due assistenti: modello uno e cinque, che la fanno accomodare su una poltrona da dentista.

Il tessuto in pelle le si attacca alla schiena nuda e lo fa presente alle due, che cercano di rassicurarla.

L’assistente modello cinque le inocula un anestetico, impugna un bisturi e recide la columella, per accedere alla piramide nasale.

L’assistente modello uno plasma le cartilagini alari, triangolari, il dorso del naso e il setto, poi torna a farli aderire sul volto della donna e ricuce.

Quarto stadio: Vista.

Dietro la seconda porta sulla destra, la donna trova un’altra assistente, modello sei, che la fa accomodare su un’altra poltrona.

L’assistente prende i capelli della donna e li lega in una coda alta.

«Ah, è troppo stretta», sbotta, massaggiandosi il cuoio capelluto.

«È questione di minuti», commenta l’assistente.

Le somministra un tranquillante su entrambe le palpebre.

Pratica due incisioni nelle cavità occipitali e inserisce dei tiranti in materiale organico, li blocca con due punti di sutura all’altezza dell’osso temporale, e li ricopre con della pelle sintetica. Per le iridi, introduce nel bulbo oculare una sostanza che intacca la pigmentazione e la rimodella, e delle gocce di collirio fissante.

Quinto stadio: Gusto.

Nella terza stanza sulla destra, la donna trova l’assistente modello sette.

«Non posso stare sdraiata, mi fa male la schiena», protesta la donna alla vista del lettino d’acciaio.

«Pensi al risultato», risponde l’altra guidandola fino alla brandina.

Le anestetizza guance e labbra.

Scolla la pelle e introduce dei cuscinetti di botulino sotto gli zigomi, che poi ricuce. Incide le labbra, inserisce due protesi anche lì e sutura.

Sesto stadio: Udito.

Terza porta sul lato sinistro. Sgabello fissato al pavimento.

Assistente modello otto.

«Da bambina soffrivo di otite, non avrò problemi?».

«Sssh, non si preoccupi».

Le inietta l’anestesia. Tagliuzza e modella i lobi delle sue orecchie e l’elice.

Settimo stadio: Tatto.

Quarta porta a destra. Lettino di ferro.

Assistenti modello tre e due.

Alla donna vengono legati polsi e caviglie.

«Ma la circolazione?».

«Sta andando benissimo», risponde l’assistente modello tre.

Assistente modello due, le narcotizza braccia, cosce e addome, pratica cinque fori e introduce le cannule nel tessuto adiposo, collegate a un apparecchio. Manipola rapidamente le cannule avanti e indietro, fino a frantumare il grasso che viene aspirato dal macchinario.

Assistente modello tre la fa alzare in piedi, le anestetizza seno e sedere, taglia la pelle e inserisce delle protesi di silicone.

Ottavo stadio: Restituzione.

Ultima porta.

Le pareti sono ricoperte di specchi dal pavimento fino al soffitto.

Osserva il risultato, gli occhi carichi di meraviglia, non proferisce parola.

Decimo stadio: Controllo e manutenzione.

Trascorsi tre giorni, la donna è di nuovo nella sala d’aspetto.

Si accorge che sulla parete davanti a lei, sopra il battiscopa, c’è il segno nero di una pedata.

L’uomo in camice bianco e l’assistente modello quattro entrano qualche minuto dopo.

La donna stringe un bicchier d’acqua fra le mani e guarda l’assistente, soffermandosi sulle strette scarpe ortopediche.

La donna è nuda, come richiesto dall’uomo, e lo sguardo si sposta sulle dita un po’ storte dei suoi piedi.

«Allora, come andiamo?», chiede lui lisciandosi il camice bianco.

«L’acqua è troppo fredda, e qui dentro c’è un caldo insopportabile».

Un racconto di Giovanna Giordano

Illustrazione di Federico Bressani

Giovanna Giordano

Giovanna nasce in padania da genitori terronici, dal nord ha imparato ad alcolizzarsi di vino, dal sud a mangiare come se non ci fosse un domani. Da piccola ha frequentato tutte le scuole cattoliche che Verona offriva, infatti poi è diventata atea. Da grande vuol far parte del fronte liberazione nani da giardino.

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