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Dodici e Quaranta

Fa la quinta elementare e non sa leggere l’ora.
Per tutta la mattina fissa l’orologio al muro. Dà di gomito al compagno, con
la maestra che spiega alla lavagna.
«Che ora è?»
«Hai rotto» fa l’altro.
«Dai, l’ultima volta.»
«Ogni volta per te è l’ultima.»
Il ragazzo studia le lancette, i numeri. Il mistero che li lega.
«Manca molto alle dodici e quaranta?»
«E dopo che lo sai?»
La maestra li sente, posa il gesso. «Voi due, basta.»
«È colpa sua» fa il compagno. «Mi tormenta con l’ora.»
Gli altri li guardano.
«Come sarebbe?» fa la maestra.
«Non sa leggerla.»
I compagni ridono, la maestra invece è seria.
«È la verità?»
Il ragazzo non parla, osserva l’orologio. La maestra lo stacca dal muro e
glielo mette sul banco. Segna le lancette con il dito. «Quella corta dice l’ora»
spiega. «L’altra i minuti.»
Il ragazzo le guarda. «Dodici.»
«Quella è l’ora. Adesso conta i minuti.»
Il ragazzo sbuffa sul quadrante. «Non so farlo.»
I compagni ridono, ma la donna alza una mano. «Tra un numero e l’altro ci
sono cinque minuti.»
Il ragazzo conta sottovoce. Cinque, dieci, quindici. Alza gli occhi: «Dodici e
venti.»
«E trenta» fa la maestra.
«Posso uscire tra dieci minuti?»
Il ragazzo scende dal bus e corre. Arriva davanti a un cancello con dietro
un giardino e una casa. All’ombra c’è un tavolo e un vecchio in carrozzina.
Accanto a lui siede una donna.
«Oggi sei in anticipo» fa lei quando è vicino.
«Ha già mangiato?»
Lei guarda il vecchio. «È testone» sorride. «Ti aspetterebbe in eterno.»
Il ragazzo entra in casa, scalda un omogeneizzato, lo versa dentro un piatto
e aggiunge il parmigiano.
Fuori, mette il bavaglio al vecchio. L’uomo osserva il cielo con gli occhi vuoti.
Il ragazzo prende a imboccarlo, intanto canticchia. Dopo un po’ la donna si
alza.
«Vado a riposarmi» dice. «Stanotte faccio il turno.»
«Fino a che ora?»
Lei gli scompiglia i capelli. «E dopo che lo sai?»
Il ragazzo se li rimette a posto.
«Cambia tutto, mamma.»
Un racconto di Emanuele Altissimo
Illustrazione di Costanza Gorick

One thought on “Dodici e Quaranta

  1. Anche in questo abbozzo minimale, ottima gestione dei dialoghi e intuizioni importanti. Ad esempio, spesso ci domandiamo “dove siamo”, “cosa siamo” e “perché siamo”, eppure (forse) queste non sono le domande più centrali e rilevanti.
    Probabilmente, la vera domanda inquietante è: *quando* siamo?
    Eh, misurare il tempo è facile, ma sapere il tempo mica è cosa da poco!
    🙂
    E credo che il nonno lo sappia: ecco cosa cerca nel cielo con gli occhi vuoti.

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