Antolini_Donaera

House of Pain

Di ciò che eri hai soltanto un elemento. Una ricostruzione, non un ricordo: che avviene, ripristinandosi da cima a fondo, ogni notte, a quest’ora, ogni notte, a quest’ora. Da quando sei qui. Da quando sei tornato in questa casa.

Non ti fa male. È una goccia che non smette di cadere.

Non ti fa male. Fa qualcos’altro.

 

Hai di nuovo sei anni, come ogni giorno – ogni notte – da dieci anni.

 

Sei nel letto, c’è papà che ti scuote, ti chiama, sa di sigaretta appena fumata. Dice “Vieni”, tu vai. Uscite sul terrazzo, fa freddo.

“Guarda”, indica la tapparella della loro camera da letto, è abbassata quasi del tutto. Ha la voce calma come sempre, ma dolce come mai.

Gli avresti voluto domandare Papà cos’hai?, ma lui: “Devi entrare in camera da letto passando sotto la tapparella”.

Perché?, avresti chiesto, ma lui: “Quando entri vai alla porta, giri la chiave e apri”.

Perché?, avresti chiesto, ma lui: “Va bene?”.

Va bene, avresti detto, ma sei stato zitto, avevi freddo.

“Entra nella camera da letto. Io ti guardo dalla serratura”.

 

Ti metti pancia a terra e strisci dentro, lo spazio è così poco che anche tu, tanto piccolo, non puoi non sbattere la testa alla tapparella.

Ma passi, entri.

Ti alzi e ti guardi intorno, l’abat-jour accesa, la mamma stesa con le braccia spalancate. Puzza di cuccia del cane, di cacca e pipì.

Vai verso il letto, la vestaglia chiara della mamma è sporca di marrone; la mamma ha la testa piegata verso la luce; dalla bocca della mamma esce una cosa bianca che fa le bolle, in mano ha una scatola di medicine: le riconosci, sono quelle che ti dicono che non devi mai toccare.

Corri alla porta, giri la chiave, ma non si apre.

Guardi nel buco della serratura. Dall’altro lato c’è un occhio rosso di papà. Ti dice: “Gira la chiave verso destra” , tu ti fermi un attimo, La destra qual è?, avresti chiesto, ma lui: “A destra, quella con cui mangi”.

Ce la fai, apri. Lui entra e ti spinge via: “Gianna!”, tu dici “Non sono stato io”, lui urla ancora, “[…]”.

 

Di ciò che eri – di ciò che dovresti essere: di ciò che è a riva – finora hai soltanto un elemento: l’occhio di papà nella serratura. Lo cerchi ogni notte: ti inginocchi davanti alla porta, guardi nel buco, non lo trovi.

L’occhio rosso.

Di dolore? Forse.

Come il tuo, ora, che ti trascini verso il letto, le medicine strette nel pugno, la puzza di non sai cosa, la casa sempre più vuota.

Non ti fa male: fa qualcos’altro.

Un racconto di Andrea Donaera

Illustrazione di Michele Antolini

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