Nora Lingua Narrandom racconti

Questioni da grandi

Questa mattina Luigino è in ritardo per la scuola e gli viene da vomitare, perché odia entrare in classe per ultimo, i compagni che lo guardano e lui che rischia di inciampare per il nervosismo, con tutte quelle corde e cordine che escono dagli zaini, messi lì apposta per farlo cadere.

Se Luigino potesse scegliere di avere un superpotere, sarebbe l’invisibilità. Non perché voglia veramente essere un supereroe, sia ben chiaro. Vorrebbe essere invisibile per starsene tutto il giorno a giocare con le sue macchinine, nascosto da tutti. Nessuno lo vedrebbe e nessuno potrebbe prenderlo in giro.

Come si fa a prendere in giro qualcuno che nemmeno vedi?
Potrebbe copiare durante le verifiche e prenderebbe sempre bei voti, senza bisogno di studiare. Se inciampasse, cosa che capita spesso, nessuno riderebbe di lui. Potrebbe tirare liberamente un sacco di puzzette durante le lezioni e incolpare qualche suo compagno, magari uno di quelli che stanno simpatici a tutti. Oh gli starebbe proprio bene.

Questa mattina, anche se arriva in ritardo, riesce ad andare a posto senza cadere. È venerdì e domani si sta a casa a giocare con le sue amate macchinine. Ce la può fare, a superare questa giornata.
La prima ora c’è italiano, la sua materia preferita, e la maestra deve riconsegnare i temi che hanno scritto come compito a casa. A lui piace molto scrivere, perché la nonna gli ha detto che gli scrittori stanno tutto il giorno in casa a lavorare e non vedono nessuno, e amano qualcuno tanto ma stanno male e non fanno niente per rimediare alla situazione, fanno del loro dolore la loro arte.

A lui scrivere piace molto e non gli dispiacerebbe per nulla lavorare da solo da casa e non vedere nessuno tutto il giorno – anziché dover andare in un ufficio pieno di gente come fa suo papà, che si lamenta sempre dei suoi colleghi e del capo, proprio come lui si lamenta dei compagni e delle maestre. Però non si impegna troppo a fare i temi a scuola perché la maestra chiama a leggere davanti alla classe quelli più belli, e per lui sarebbe un dramma. E poi è un po’ turbato dalla faccenda del soffrire a tutti i costi. Uno come fa a sapere di aver sofferto abbastanza per poter diventare scrittore?

La nonna, poi, gli legge sempre un sacco di poesie, soprattutto quelle di un certo Neruda, che secondo lei sono il modo migliore per dire a qualcuno che lo ami. Quando Luigino le ascolta, gli viene sempre da pensare alla sua compagna Rebecca, che è un po’ antipatica, ma che ha un buon profumo. Quando erano vicini di banco, lui tornava sempre a casa con il suo odore addosso e non voleva mai farsi il bagno. Non riesce proprio a capire come mai certi abbiamo un profumo così buono, che ti si attacca addosso, e tu anche vorresti avere quel profumo e spargerlo in giro alle persone che sono innamorate di te, che tornano a casa e si annusano la felpa pensando che hai proprio un buon profumo. Lui invece, lo sa, ha un odore

insignificante, che non si attacca alle felpe di Rebecca. Quando fa il bagno profuma, sì, ma subito dopo assorbe gli odori della casa, l’arrosto in cucina, la polvere in camera da letto, l’eucalipto del deodorante per ambienti del salotto, le sigarette del papà.

È abbastanza convinto che questa mattina la maestra non lo chiamerà a leggere davanti a tutti, perché ha scritto una cosa troppo corta e la maestra dice sempre che chi scrive poco è perché non ha voglia di sforzarsi.
Così quando la maestra entra in classe e gli sorride, lui non ci fa troppo caso. Spera che oggi sia di buon umore, che non se la prenda con lui e che non gli faccia una nota. Prendere una nota il venerdì è un dramma, perché poi gli tocca stare in punizione nel week end e aiutare la mamma nelle faccende.

Dopo l’appello e la firma delle giustificazioni, la maestra tira fuori i temi. Li distribuisce uno a uno e continua a guardare Luigino con un sorriso tutto strano. Lui non capisce, ma inizia a sentire un nodo nello stomaco.
Quando lo chiama alla cattedra, la prima reazione è quella di diventare tutto gobbo, nella speranza che nessuno lo veda, che tutti pensino oggi Luigino è assente.

La maestra ripete il suo nome, inizia a spazientirsi.
Tutti lo fissano.
Luigino inizia a sudare, le mani sono ghiacciate.
Quando si alza per raggiungere la maestra, prova quella sorta di rassegnazione che prova il condannato a morte che va al patibolo. Vorrebbe dire la parola con la F che la mamma urla al papà quando litigano, ma ha troppa paura di prendere una nota, è pur sempre venerdì. Inciampa nel suo stesso zaino, e tutti ridono. Si sente bruciare la faccia.

Le mani sono tutte sudate, sta rovinando il quaderno.
Tiene lo sguardo fisso sul foglio scarabocchiato, se guardasse il suo pubblico scoppierebbe a piangere.
Luigino deglutisce. Spera tanto di ricordarsi come si legge. Spera di non svenire o, peggio, vomitare. Spera che questo momento finisca al più presto.

Tema: se dovessi scrivere una lettera a qualcuno, a chi la scriveresti?
Svolgimento:
Se fosse l’anno scorso scriverei una lettera a Babbo Natale, perché vorrei chiedergli una nuova pista per le mie macchinine, che la mia è tutta sgangherata e non riesco più a giocarci. Però adesso che so che Babbo Natale non esiste, se gli scrivessi una lettera in realtà la scriverei a mamma, perché mamma è Babbo Natale anche se papà si lamenta sempre che gli costiamo troppo e quindi forse i regali li paga lui.
Se dovessi scrivere una lettera, scriverei una lettera d’amore, perché nonna dice che i giovani non si scrivono più lettere, stanno sempre attaccati al cellulare e lei non capisce come si fa ad amare una persona senza saper riconoscere la sua calligrafia fra mille. Io questo non lo so anche perché non ho ancora il cellulare, ma quando me lo regaleranno, giuro che scriverò lo stesso qualche lettera qua e là.

Se dovessi scrivere una lettera, scriverei una lettera d’amore perché qualcuno mi ami e sappia come scrivo, che possa dire: ‘toh, queste sono le t storte di Luigino, queste sono senza ombra di dubbio le sue a che sembrano o e le i senza puntino’, come sanno fare la mia nonna e anche la mia mamma.

Mamma dice anche che quando ami qualcuno sai come prende il caffè, ma io sono troppo piccolo per bere caffè, queste sono questioni da grandi. Quando potrò, berrò il caffè forte e senza zucchero, duro come la vita, come dice nonna, che però non dovrebbe bere così tanti caffè.

Un’altra cosa che scriverei nella lettera d’amore è che non so proprio cosa sia l’amore, ma penso che se ti rimane l’odore di qualcuno addosso quando gli sei vicino, è segno che gli devi chiedere di scriverti il suo nome su un pezzo di carta, così inizi a vedere come scrive.

 

Un racconto di Alessia Lingua 

Illustrazione di Nora

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