Ho ucciso l’uomo più alto del mondo per poter essere l’uomo più alto del mondo

Ho ucciso l’uomo più alto del mondo perché ero stanco di vederlo in tv che vendeva sandwich della Subway e faceva pubblicità progresso contro il bullismo. L’ultima goccia è stata quando ha salvato quel delfino ficcandogli il braccio in gola per tirare fuori la bottiglia di plastica con cui quello stupido delfino stava soffocando. Così tutti cominciarono a leccargli il culo, chiedendogli di andare ai loro talk show e a ospitarlo nei notiziari serali. Non potevo sopportarlo oltre, cazzo, ok? Ero più basso di lui di un millimetro e mezzo, e non assomigliavo così tanto a un uomo di Neanderthal, al contrario di lui.

 

Un giorno ero così stanco di lui che comprai un biglietto aereo per dove viveva l’uomo più alto del mondo e bussai alla sua porta. Quando aprì, mi alzai un pochino sulle punte dei piedi per guardarlo dritto negli occhi, e poi tirai fuori il mio coltello e glielo conficcai nel cuore.

 

“Indovina un po’” gli ho detto mentre moriva. “Essere davvero alto è figo solo se sei vivo.”

 

Ieri l’uomo del libro dei record è venuto a misurarmi e a dirmi quello che già sapevo – ovvero che ora sono io l’uomo più alto del mondo.

 

Il mio agente cominciò a organizzare delle apparizioni televisive per me, ma andava piuttosto a rilento. Mi spiegò che i telespettatori di oggi preferiscono vedere persone morbosamente obese perdere peso in maniera trionfale o guardare le donne che non sanno di essere incinte partorire all’improvviso tre gemelli.

 

“Forse dovresti salvare un delfino anche tu” ha suggerito. “Forse potrebbe aiutare la tua immagine.”

 

Guidai fino allo zoo quel pomeriggio stesso.

 

“A qualcuno di questi delfini piace mangiare la plastica?” chiesi al guardiano dello zoo.

 

“A quello lì” disse il guardiano dello zoo, indicando uno dei delfini più grassi, che si chiamava Jeremy. “A Jeremy piace davvero la plastica.”

Il guardiano dello zoo andò a dare da mangiare alle foche e così gettai alcune bottiglie d’acqua e delle forchette di plastica nella vasca dei delfini. Jeremy si avvicinò e inghiottì tutto.

 

“Bravo” dissi, dando dei buffetti sul naso-muso di Jeremy.

 

Più tardi, quella notte, ricevetti una chiamata dallo zoo.

 

“Abbiamo bisogno del suo aiuto” hanno detto. “Jeremy è tornato di nuovo ai suoi vecchi giochetti.”

 

Quando arrivai lì c’erano già le telecamere e i guardiani dello zoo avevano messo fuori gioco Jeremy. Infilai il braccio molto a fondo nel suo corpo e ci rovistai dentro. Onestamente era difficile capire cosa stavo toccando, ma presto sentii una delle bottiglie di plastica e la strappai fuori. Sfortunatamente quando tirai fuori la bottiglia dalla sua bocca mi resi conto che non era in realtà una bottiglia, ma un polmone di Jeremy. Cercai di rimetterglielo dentro prima che qualcuno se ne accorgesse, ma non funzionò perché Jeremy stava già sprizzando un sacco di sangue dallo sfiatatoio.

 

Il mio agente, dopo quanto accaduto, non è riuscito a trovarmi più tanto lavoro, ma non pensa che sarò un emarginato mediatico per molto tempo. Le persone amano le storie di redenzione e presto o tardi tutti danno una seconda possibilità. Dice che tornerò presto in vetta e se prenderò un po’ di peso o diventerò un drogato o comincerò a comprare depositi di valore o imparerò a guidare un camion sulle strade di ghiaccio potrebbe accadere più velocemente di quanto pensi.

 

Un racconto di John Jodzio

Illustrato da Federica Consogno

Traduzione a cura di Sara Valente

Revisione di Stefano Rigoni

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