Zola, l’usignolo in frac

M’alzo tutte le mattine alle cinque e mezza e vado alla masseria a prendere le tre forme di gorgonzola.

Lì ci trovo sempre la Nilde e la saluto intonando una bella canzone popolare. Do pure un’aggiustatina al frac e le faccio l’inchino. Poi, carico la merce e parto.

Per vivere basta poco, nonno lo diceva sempre: una bella voce per cantare, un sorriso pure per il più infelice degli uomini, un vestito elegante e qualcosa di buono da dare alla gente.

La mia è un’attività di famiglia e ce la tramandiamo da generazioni.

Conosco la Nilde da quando ero un bambino, perché nonno era amico di sua nonna Anna, la prima a introdurre la famiglia Righetti-Barberato nel business. Sì, ho due cognomi, perché sono di origini nobili, e Righetti, senza Barberato, è pure il cognome della Nilde, perché il mondo è piccolo.

Nonno le salvò la vita durante la guerra, e l’Anna aprì un caseificio di gorgonzola perché a lui piaceva e si voleva sdebitare, e forse il gorgonzola piaceva pure a lei.

Nonno era un po’ matto, ma è normale, credo, ammattire dopo aver fatto la guerra. Di nonna non so nulla, mi dissero che morì di parto, ma non ne parlavamo mai, ché poi nonno si rattristava.

Mamma, come per tutti nella mia famiglia, portò avanti la tradizione: conobbe un uomo, che poi sarebbe mio padre, rimase incinta e poi lui se ne andò, perché nella mia famiglia si cresce tutti con un solo genitore e un sacco di gorgonzola.

Nonno diceva sempre che i Righetti-Barberato sono come gli usignoli, stanno insieme solo nella stagione dell’accoppiamento e poi ognuno per la sua strada.

Mamma mia è morta dieci anni fa, e io m’esercito ogni giorno per diventare più bravo a cantare, così piaccio alle ragazze, anche se a volte non vorrei essere come un usignolo, ché poi devo restare solo, ma questa è la nostra maledizione, uno se ne va e l’altro si deve occupare dell’uccellino.

Finché non arriva la stagione degli accoppiamenti questa è la mia vita: io e il gorgonzola.

La prima tappa è sempre dal barbiere, alle sette e un quarto, appena Filippo alza la saracinesca.

Mi offre il caffè e intanto mi rade, perché essere sempre ordinati e sbarbati è segno d’intelligenza e di rispetto per sé stessi, pure questo me lo diceva sempre il nonno.

Filippo mi permette pure di usare il bagno per fare le mie cose, che dopo il caffè si sa che è un attimo che ti viene lo stimolo.

Dopo gli stacco metà forma di gorgonzola, ringrazio e me ne vado, e lui tutto contento, si mangia il suo panino sporcandosi i baffoni di bianco, di verde e di blu.

Mi dirigo da Caseretti, l’edicolante, faccio un bel sorriso per far sparire quel broncio che c’ha sempre, e lascio un po’ di gorgonzola in cambio del giornale, perché è importante sapere che succede nel mondo, e un pacco di mentine, perché se devo parlare con la gente o cantare non mi piace avere l’alito puzzolente.

Poi faccio un bel giro in piazza, saluto tutti gli amici al bar, canto qualche bella canzone per le signorine che vanno a piedi in ufficio, e passo lì gran parte della mattinata, finché non faccio uno spuntino con il pane dell’Isabella.

È ancora splendida l’Isabella, ed è la donna di tutto il paese. La puoi trovare sempre allo stesso posto, seduta su una sedia di legno all’ingresso di casa sua, truccatissima fin dal mattino e vestita con ampi gonnelloni che nascondono le sue sigarette a contrabbando.

Io vado da lei perché mi piacciono i suoi vestiti eleganti, facciamo bella figura insieme: lei con la gonna e io con il frac.

Vado anche per il pane, il marito è fornaio, e per fare due chiacchiere sull’altro lavoro che fa l’Isabella, anche se c’ha settant’anni suonati, mentre il marito fa il pane. Meno male che va matta per il gorgonzola. È la mia cliente più preziosa, perché m’ha insegnato tutto quello che so sulle donne, ma non m’ha mai toccato, eh, chiariamo bene! Mi dice sempre che intanto mi spiega la teoria, come la spiegò pure a mio nonno quando tornò dalla guerra. A mamma mia non l’ha mai voluta spiegare, non so perché, anzi, si è molto arrabbiata quando ha scoperto che era incinta, diceva che le donne dovevano stare più attente, perché una volta che l’uccellino l’hai fatto non lo puoi mica dare via come una forma di gorgonzola, che poi ti piange il cuore.

Verso sera, stanco dopo le consegne, mi godo la cena da Ciccio, l’oste migliore del paese. Mi riserva sempre un tavolo speciale nel vicolo dietro al suo ristorante, sia con il sole che con la pioggia e, in cambio di mezza forma di gorgonzola, mi prepara un banchetto con tutto quello che è avanzato a pranzo.

Alle otto, con il carretto ormai quasi vuoto, mi avvio su per la collina fino in canonica, da padre Renato, che ha sempre una parola buona per la mia anima, un goccetto di nocino fatto in casa e una branda su cui farmi riposare per un paio d’ore. Il dottore gliel’ha detto a padre Renato che una forma intera di gorgonzola al giorno non fa bene al suo colesterolo, ma tanto lui ha un rapporto speciale col Signore, e non morirà tanto presto, perché il paese ha ancora tanto bisogno di lui. Soprattutto Isabella, che va a confessarsi per almeno un’ora, tre volte alla settimana, sempre mentre il marito sta al forno.

In paese mi vogliono tutti bene e mi piace pure il soprannome che m’hanno dato: Zola, l’usignolo in frac.

Nonno aveva ragione, diceva che dopo la guerra non gli andava più di dormire sotto a un tetto perché si sentiva come in prigione, che era meglio starsene così: per strada, ché la gente la conosci meglio e ti conosci meglio pure tu.

Ora devo solo trovare un’uccelletta che mi vuol bene, e per fortuna che la primavera è vicina. Magari, pure che non mi piacciono le bugie, non glielo dico proprio subito della maledizione dei Righetti-Barberato, le dico solo che c’abbiamo il gorgonzola, dovrebbe bastare, tanto quello piace a tutti.

Un racconto di Giovanna Giordano

Un’illustrazione di Raffaele Cataldo 

Giovanna Giordano

Giovanna nasce in padania da genitori terronici, dal nord ha imparato ad alcolizzarsi di vino, dal sud a mangiare come se non ci fosse un domani. Da piccola ha frequentato tutte le scuole cattoliche che Verona offriva, infatti poi è diventata atea. Da grande vuol far parte del fronte liberazione nani da giardino.

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