Narrandom_Gola_Moliterni_Blog di racconti

Gola

Sono grassa, e non smetto di mangiare,

ché quando il cibo mi medica il sangue

voglio soltanto ingrassare e ingrassare.

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Sono grassa; mentre gli altri barattano menzogne per nubi di parole-antidoto a falsi veleni, mi massaggio i rotoli di mento soffice, trangugio gelato con un mestolo da zuppa, mi contemplo i seni che trasbordano dalla larga scollatura, nella poltrona che oramai è tutt’uno coi miei reni grossi attesto la mia natura:

steatopigia.

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Se non ci sei tutto quanto in me langue

gelato mio, cuore mio, mio destino,

morbido il seno tutt’altro che esangue

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Raschiando l’aria unta di frittura, come un segugio vecchio e malandato a fatica gonfio i polmoni sprigionando questo grugnito malato, con tutti gli organi schiacciati dall’immane pressione mi trascino nella vita come chi non fa di essa una missione, ma piuttosto un inutile svago, io sono grassa:

c’è una me sommersa dentro la me esteriore che trattiene il fiato in questo lago di ciccia, e la me del di dentro è tanto persa e volatile e leggera, che ogni cosa accade mi passa davanti e mi sfiora appena, mera piccolezza, vicenducola amena.

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arde d’amore per ogni cremino:

già solo aprendo la scatola da sei

del mio piacere la vetta scarpino.

***

Mi rendo conto che con me niente avanza, e non è solo che il concetto stesso di sapore il cuor mi tocca.

Dato che gli altri si riempiono la bocca – naturale, solo cose prive d’importanza – ho preso a mangiare per non sentirli:

Blaterate! Oh sì, miei idioti, blaterate, e lasciate che i momenti importanti siano gli altri a recepirli!

Dolci, salati, tortini, cioccolati, ma chissenefrega dei denti cariati, mousse, bisque di gamberi, vellutate, cous-cous, se avete cervello il cibo lo amate. Non è tanto una questione di pienezza, è che il cibo è questa universale medicina contro ogni sorta di amarezza.

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mi sento sull’Olimpo con gli dei.

e la scatola è vuota da un minuto

oh, papille, neurorecettori miei!

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Il dottore mi ha detto se non smetti al più presto… e lì mio padre che annuiva con fare mesto, ma non posso farlo: chi mai tradirebbe il proprio unico vero amico? Perché il cibo non mente, e ognuno per lui è talmente fico che si lascia mangiare da tutti, e non s’indigna nemmeno se sentendoti un po’ male rutti, lui sì che è la soluzione, niente apparenze, mai nessun dramma, e allora mamma: ‘sti cazzi del dottore, raddoppiami ‘sta porzione!

Così decisi di continuare a mangiare, che così mi seppellivano in due bare.

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E tu laggiù che sembri così arguto

guarda i miei rotoli tanto sereni

ammira la ciccia, amala e muto

a cosa serve poi se ti avveleni?

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Illustrazione di Valeria Moliterni

Luca Marinelli

Ha per tanto tempo pensato di essere un attore famoso. Poi si è reso conto che quello, a differenza sua, era nato in un carciofo alieno. Da allora scrive per compensare il distacco tra quello che è e quello che sarebbe voluto essere e con la scrittura si è fatto tanti amici. Alcuni di questi sono anche delle persone vere.

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